mercoledì 19 settembre 2007

La Lecture de Cornelio Nepote nous fait comprend re comment les Romains considéraient " les différences"

INTRODUZIONE ALLA LETTURA DI CORNELIO NEPOTE

Perché leggere Nepote?



Quando Cornelio Nepote scrive il De viris illustribus, Roma è la potenza più importante del Mediterraneo: domina da Oriente a Occidente, raccoglie al suo interno popoli,culture, usi, religioni, lingue diversi. La piccola città stato delle origini è ora “ caput mundi”signora del mondo. Se politicamente Roma non è disposta ( almeno per ora, perché in seguito sarà diverso e uomini provenienti da province lontane diventeranno addirittura imperatori) a cedere ad altri la guida e il comando, è però pronta ad accogliere e a “ connettere” gli altri popoli in una sterminata civiltà globale. Piero Citati in un suo articolo apparso su La Repubblica afferma che “ noi, figli della civiltà globale, dovremmo imparare moltissimo dall’arte con cui i Romani amministravano le differenze”. La romanità si caratterizzerebbe dunque come “ secondarietà cioè l’attitudine del ricevere e del trasmettere”, del farsi umilmente veicolo di trasmissione culturale (P. Brague, Il discorso dell’Occidente. Nel modello romano la salvezza dell’Europa; Milano 1998).
Ecco dunque il senso da attribuire a queste pagine di Cornelio Nepote che, pur nella scarsa scientificità di storico ( questa è l’accusa che comunemente gli viene mossa) getta uno sguardo sulla vita dei grandi condottieri stranieri, trattando di ciascuno aspetti solo apparentemente banali o irrilevanti, in realtà significativi per il nuovo punto di vista che introducono, per comprendere che una civiltà va giudicata non in base a categorie morali assolute e che la virtù in un contesto può diventare vizio in un altro o viceversa.

M.me Angela Guiducci, Professeur de Latin classe IIIC Ln


REVENIR A' LA PAGE PRINCIPALE

Nessun commento: